01/02/2016
Che la ricerca e gli studi possano annoiare è un errore di sistema.
Che la scienza e la medicina siano solo per adulti è un concetto superabile.
Superabile e sicuramente già superato per il Museo di Storia della Medicina in Padova, un concentrato di storia, astronomia, anatomia, medicina, botanica ad alto tasso di spensieratezza e divertimento.
Fare a gara rispondendo ai quiz sul corpo umano, riconoscere il profumo delle tante erbe aromatiche, farsi misurare pressione e battito cardiaco da un bambino delle elementari in visita, bussare a casa Galilei e vedersi aprire dallo stesso padrone di casa pronto a raccontare come gira il mondo, ricostruire lo scheletro umano, ma anche scannerizzare il proprio corpo per capire i propri muscoli e le proprie articolazioni.
Anni di studi concentrati in quella che parrebbe un'oretta di visita e di gioco, lungo i tre piani che si innalzano attorno al chiostro del complesso monumentale dell’antico Ospedale di San Francesco, ma che in realtà, orologio alla mano, possono durare dalle 3 alle 4 ore, fino a quando l'addetta della portineria non ti viene a cercare per rammentarti l’orario di chiusura, sorprendendoti a bocca aperta di fronte agli schermi che trasmettono i tg del 1985, a seguire i lavori del Prof. Gallucci e del suo primo trapianto di cuore in Italia. Anche questo a Padova.
Sì perché Padova alle volte sembra quasi dimenticare di essere stata la culla di tanta parte della cultura scientifica italiana ed internazionale e, con essa, la sua Università.
Ed il MUSME nasce per ricordarglielo e per renderle omaggio.
Nasce per riportare alla luce il vecchio ospedale, la prima clinica, come ci insegnerà l’ologramma di Andrea Vesalio, per oltre 200 anni rimasto silente rispetto alla sua reale e preziosa vocazione.
Ma anche per inorgoglire noi Padovani, che sbarriamo gli occhi a sentirci raccontare a cosa serviva quello scorcio sul fiume da cartolina che è la Specola, che ci stupiamo davanti alla ristrettezza claustrofobica del Teatro Anatomico, che se nel giorno della laurea avessimo pensato solo un secondo a quanti e quali “studenti” ci hanno preceduto, avremmo rischiato un crollo d’ansia da prestazione!
L’ultimo particolare, certamente molto apprezzabile nella già ottimale logistica del Museo, è rappresentato dal fatto che con il biglietto d’entrata si possa accedere al MUSME ogni qual volta lo si desideri, di lì ad un anno, accompagnando una persona pagante. Persona che non sarà poi così difficile trovare, considerando che la visita è davvero adatta ed apprezzata a qualsiasi età e a qualsiasi livello di istruzione, a giudicare da quanto si sono divertiti i ragazzini di 8 anni intorno a me. Particolare, questo del biglietto riutilizzabile, che a me, ad esempio, consentirà di tornare per godere dell’ultima sala lasciata, ahimé, a metà!
Chi verrebbe con me?
Iris Rocca
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