Le signore dell'Anello.

19/03/2016

L'Anello Ciclabile dei Colli Euganei è quella pazzia che ti viene voglia di avvallare quando hai finalmente un sabato libero dal lavoro, quando la Pianura Padana è riscaldata dal primo sole primaverile, quando la tua amica più sportiva appoggia la tua idea e ti incoraggia. Irresponsabilmente. Si potrebbe pensare che 62 chilometri siano troppi, o non pensarlo ed aggiungerci qualche altro migliaio di metri nella partenza da casa e nelle erranti divagazioni iniziali, portandoli ad 80. Si potrebbe anche pensare che andare in bicicletta sia una di quelle cose che non si dimentica mai come fare, "come andare in bicicletta", appunto.

O forse si potrebbe avere voglia di sfidare quella sorte malandrina che prima della partenza ci vede con una gomma a terra e la totale incapacità di gonfiarla, ripararla, cambiarla.

Ma, una volta a posto, perché non farla girare?

Nel lungo Gioco dell'Oca, alla partenza dal Ponte di Mezzavia a Montegrotto Terme sono proprio due oche a validare lo start di un rettilineo in senso orario che vede la prima agognata curva solo dopo una decina di chilometri. Le Terme Euganee regalano cartoline ad ogni pedalata: castelli, ville, ruderi, catapecchie, tra torrette che toccano le nuvole e finestre attraverso le quali passa il cielo.

La caccia al tesoro segue ogni cartello con la scritta E2: Battaglia Terme ti dà il benvenuto con il Castello del Catajo, ti continua ad osservare dall'alto di Villa Selvatico e ti saluta con Villa Emo, Monselice si fa prendere le misure intorno alla Rocca sovrastata dal Mastio Federiciano, mentre Este ti fa maledire i sampietrini del suo centro storico per farsi benedire, poi, stringendoti tra il suo orologio ed il suo castello.

E poi il nulla o forse il tutto: un susseguirsi di campagna e di schiudersi di boccioli che ritma il percorso in modo armonico: Cinto Euganeo, Lozzo Atestino, Vo', Bastia di Rovolon, Bresseo di Teolo, abbracciando una quarantina di cime vulcaniche che ci sono, ma non sempre. Una pentagramma di note su più scale che, come ologrammi, la foschia della Pianura Padana decide quando e dove far vedere, alcune volte profilati, alcune volte vividi, quando verdi, quando grigi.

Le biciclette, da vere signore dell'Anello, lo cingono, lo percorrono, lo corteggiano, senza mai osare attraversarlo, in una conquista lenta e mai totale, innamorandosi passo dopo passo della bellezza e senza distogliersene neanche a fronte di qualche impercettibile neo.

L'Anello Ciclabile dei Colli Euganei è quel girone dell'Inferno che ti terrà sveglia tutta la notte dopo perché, a pensarci bene, erano due anni che non salivi su una bici.

L'Anello Ciclabile dei Colli Euganei è quel cielo del Paradiso in cui rifugiarsi per riempirsi la pelle di emozioni, di verde, di petali, di panni stesi al sole, di contadini che attendevano una giornata più lunga, di trattori un po' ingolfati, di vecchi aratri arrugginiti, di ponti che non si sa dove portino, di bivi che si lasciano indovinare, di indicazioni mancanti, di podisti in maniche lunghe che ancora devono fare il cambio armadi, di cani che escono dai cancelli aperti per abbaiare ai pedali, di bambini che sanno di non correre pericoli in questa parte di mondo.

Ed è così che ci si sente, senza pericoli né bisogni. Fino a quando il sole inizia a nascondersi dietro l'Abbazia di Praglia, fino a quando i tiepidi vapori di Abano Terme non bastano a scaldare la serata che incombe, fino a quando il calore aerobico della corsa non fa più sudare.

Intoccabili e maestosi, i Colli Euganei tornano dove sono sempre stati, nella linea dell'orizzonte che si vede dalla finestra di casa, nell'aria che respiriamo ogni giorno, nei tesori che nascondono e ci offrono a loro discrezione. Vulcani spenti, colline vive.

Iris Rocca

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