03/08/2016
Cigno, sostantivo.
Nero, aggettivo.
Due parole che associate fanno girare la ruota del brainstorming per fermarsi su:
1- Il Lago dei Cigni di Tchaikovsky
2- Natalie Portman filiforme che danza in un film da Oscar, che però non ho apprezzato,
3- Nassim Nicholas Taleb che nel saggio così intitolato invita a sfruttarne la parte positiva visto che non tutti i cigni sono bianchi,
4- I Cavalieri dello Zodiaco, seppur comparisse solo in un paio di puntate - suggerimento degli amici nerd -,
5- Il Brutto Anatroccolo di Andersen, che nero non era, ma che mi viene in mente lo stesso.
Ci sarebbe anche un 6- che però si fa vivo solo con chi si sia fermato per qualche ora in quello che considero uno dei luoghi più belli del mondo, o quanto meno di quella fetta di mondo con cui ho avuto la fortuna di illuminarmi gli occhi.
I cigni neri qui sono tradizionalmente due, due severi guardiani dallo strillo infernale, due dolci pennuti sempre affamati, due puntini di sospensione lasciati dall'inchiostro di una stilografica in un paesaggio che incontra tutte le sfumature di verde.
Il Giardino Monumentale di Valsanzibio non ha ancora contato tutte queste gradazioni, ma ha fatto l'inventario delle piante, oltre 100, e quello delle statue che lo decorano, oltre 60, mettendo in fila un percorso di natura ed arte che, a detta di San Gregorio Barbarigo, avrebbe dovuto purificare l'anima conducendola nella via della perfezione, dall'Errore alla Verità.
E qui di errori sembra di vederne moltissimi.
Le bricole veneziane di fronte al Portale di Diana ricordano un falso in stile Las Vegas, eppure, sotto gli occhi della signora delle selve e custode delle fonti, erano il punto di approdo per le imbarcazioni che giungevano da Venezia per iniziare il percorso di Salvificazione.
Sempre dal capoluogo veneto sembra essere stata rubata la Calle Veneziana, un drittissimo sentiero largo poco più di un metro che per quasi mezzo chilometro consente di attraversare il parco, una lunga fessura tra due pareti di bosso alte 5 metri, così solide e perfette da sembrare un muro.
Bosso che per chilometri si arriccia su sé stesso fino a formare un incredibile labirinto di meravigliosa difficoltà dove nulla è più sbagliato del mio pessimo senso d'orientamento.
Il cedro della California sembra avere sbagliato clima, invece nell'umidità della pianura Padana, ai piedi dei Colli Euganei e ad un passo dal calore delle Terme Euganee, ha trovato quell'habitat naturale che lo tiene in forma da più di 350 anni, e che forma!
L'incanto delle Peschiere lungo il decumano, dà da pensare per errore, l'ennesimo, al parco della Reggia di Caserta o ai giardini di Versailles, quando invece sembra essere stato proprio l'architetto francese André Le Nôtre a prendere spunto da Valsanzibio durante il suo viaggio in Veneto per realizzare gli spazi verdi della dimora parigina. "Altro che piccola Versailles - scherzava il Conte Pizzoni Ardemani. - A quanto pare sono stati i francesi a costruire una grande Valsanzibio!"
I giochi d'acqua di Luigi Bernini sono davvero nei luoghi più sbagliati, impedendo ironicamente al visitatore, ed anche a me, di riposare un po' sulle panchine per costringerlo a completare il suo cammino, tra statue che sembrano animarsi dal ridere per la goffaggine dimostrata tra gli improvvisi schizzi d'acqua, proibendo di salire la scala di fronte a Villa Barbarigo per soffermarsi sull'ultima tappa, la lettura del Sonetto.
Anche pensare che la persona che ci conduce con precisione e dovizia di particolari sia una guida turistica è un errore. Sotto il tono informale e l'abbigliamento sportivo è proprio il Conte Armando Pizzoni Ardemani a raccontare una per una le tappe di questo percorso, conducendoci secondo il copione dall'Ignoranza alla Rivelazione, da perfetto padrone di casa.
L'ultimo errore: aver pensato che i due cigni sarebbero rimasti per sempre due, come deliberato dai veterinari che avevano cercato con ogni mezzo di portarne a successo l'accoppiamento, quand'è bastato pazientare a pochi metri dal Monumento al Tempo, dall'Isola dei Conigli e sotto gli occhi di Diana, protettrice del parto, per vedere schiudersi l'uovo di un piccolo nuovo abitante del Giardino. Sempre nero.
Aveva ragione Taleb: sono davvero le cose improbabili a governare la nostra vita.
Come un cigno nero.
Iris Rocca
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